Tullio Masserini, il fenomeno su due ruote che sfidò in Lambretta i campioni dell’enduro
Ci sono mille aneddoti su Tullio Masserini, uno dei più grandi campioni del motociclismo internazionale. Ma uno…
Ci sono mille aneddoti su Tullio Masserini, uno dei più grandi campioni del motociclismo internazionale. Ma uno sopra tutti ha cominciato a “correre” di bocca in bocca a Bergamo, sua terra natale, non appena si è diffusa la notizia della morte, avvenuta al termine di una malattia che lo aveva colpito da qualche tempo. Il ricordo di quando alla partenza di una “Valli Bergamasche” si era presentato in sella a una Lambretta. Un fragilissimo scooter, e cosa più incredibile con le ruote piccole, per affrontare una delle gare più difficili del mondo, dove ottimi piloti sudavano sette camice per giungere al traguardo in sella a potenti enduro, non solo con tutt’altri motori ma soprattutto con ruote grandi e tassellate, indispensabili per poter ” arrivare interi” al termine di chilometri di mulattiere capaci di nascondere continuamente trappole micidiali. Un episodio che ricordano in particolare gli amici della Scuderia Norelli di Bergamo , di cui Tullio Masserini ha fatto parte scrivendo pagine straordinarie sia sotto l’aspetto sportivo sia umano, e che hanno voluto ricordare il campionissimo (legato da una profonda amicizia a un’altra leggenda delle due ruote, questa volta su pista, Giacomo Agostini, oltre che a tantissimi altri grandi protagonisti delle due ruote, a partire da Arnaldo Farioli e Ciro De Petri) con una bellissima immagine: quella di Tullio Masserini giunto, come spessissimo se non quasi sempre accadeva, vincitore al traguardo, abbracciato da Ferdinando Norelli, padre di Fulvio, pilota prematuramente scomparso al quale è stata intitolata la scuderia bergamasca. “La triste notizia della scomparsa di Tullio Masserini ci ha raggiunto oggi, al termine di una malattia che lo aveva colpito minando il suo fisico ma non il grande valore della sua persona”, hanno scritto gli amici della Norelli in un comunicato che ripercorre la vita di Tullio Masserini, che le “due ruote” le aveva ricevute in dote fin dalla nascita, così come nel Dna aveva impresso il ruolo da protagonista assoluto sui campi di gara di tutto il mondo. Nato a Bergamo il 13 febbraio 1938, Tullio Masserini era infatti figlio di Massimo, concessionario della Lambretta, iil primo scooter in sella al quale, ragazzino, aveva disputato alcune gincane. Il primo passo verso una carriera agonistica paradossalmente breve, ma ricchissima di trionfi: entrato nel 1958 nel Gruppo Sportivo Fiamme Oro Milano nel triennio ’58-’60 si aggiudica tre medaglie d’oro alle Sei Giorni Internazionali di Garmisch (Germania), Gottwaldov (Cecoslovacchia) e Bad-Aussee (Austria) su Gilera aggiudicandosi,, nel 1959 , anche il successo assoluto alla Valli Bergamasche internazionale con un arrivo memorabile alle Torcole, stremato per la durezza del percorso.Tre anni straordinari al punto da far presagire una lunga e difficilmente imitabile carriera che però Tullio Masserini all’inizio degli anni ’60 considera chiusa smettendo con il professionismo, senza per questo smettere di divertirsi e “fare scuola” in sella a numerose gare di motoregolarità e motocross.
Un esempio unico da seguire per tutti i giovani piloti, a partire da quelli proprio della Scuderia Norelli nella quale Tullio Masserini entra nel 1968, primo pilota di una mezza generazione più anziano dei “ragazzi della Norelli” a credere in loro e a dare loro fiducia, tanto che nel 1969 viene eletto residente della Scuderia che lo riconfermerà nell’incarico dal 1996 al 1997. Nel 1973 costituisce la Società Playmotor per l’importazione delle moto Dkw che mette a disposizione dei giovani piloti della Norelli, costituendo un agguerrito team composto da piloti come Descrovi, Gentili, Ghilardi, Rosa e rinforzato negli anni seguenti dall’arrivo di Bernini, Sora e quindi Bettoni, Gualdi, Magri e Marinoni. L’ennesimo esempio della sua straordinaria passione così come della volontà di essere sempre al fianco dell’enduro bergamasco, come dimostra anche la sua carriera da dirigente: nel 1965 alla presidenza dello Sporting Club 63, polisportiva cittadina e poi dal 1968 al 1988 e come consigliere del Moto Club Bergamo, vicepresidente dal ‘78 al ‘81, presidente dal ’82 al ’83 e di nuovo vicepresidente dal ’83 al ’92. E, ancora, nel 1980 e 1987 è direttore di gara della Valli bergamasche di Campionato europeo enduro; nel 1981 e 1986 e direttore di gara della Sei Giorni Internazionale, rispettivamente all’Isola d’Elba e a San Pellegrino; dal 1991 consigliere dell’Associazione nazionale atleti azzurri e olimpici d’Italia – Sezione di Bergamo, di cui assume la presidenza dal 2001.
Un “campione di indiscusso valore in sella che ha segnato con la sua presenza le più importanti competizioni motociclistiche, iscrivendo il proprio nome sull’albo di gare ormai entrate nella storia del nostro sport come la Valli Bergamasche e il Motogiro d’Italia, innalzando anche a livello internazionale il prestigio della nostra industria motociclistica e del Gruppo sportivo fiamme oro e che, smessi, ma mai definitivamente, i panni del pilota, ha portato la propria esperienza e la carica che gli deriva dal viscerale amore per le due ruote nel campo organizzativo” come si legge nella motivazione con la quale nel 1998 la Scuderia Fulvio Norelli gli ha attribuito il prestigioso “Oscar Norelli” ..Senza dimenticare di sottolineare l’aspetto umano di Tullio Masserini, “uomo dotato di un carattere forte e sincero, che è stato, grazie alle sue innate doti di comando, il vero “fulcro” del Moto club Bergamo, oltre che più che una colonna portante . della Scuderia Fulvio Norelli, di cui sarà per sempre parte delle fondamenta”. Sempre: come accade per le persone destinate a retare indimenticabili per quanto hanno saputo fare. Oltre che per tanti aneddoti “scolpiti a fuoco” nella memoria degli amici. Come i due compagni in una gara disputata a Lignano Sabbiadoro che al termine della competizione lo avevano convinto a rientrare a Bergamo con loro, su un piccolissimo aereo privato che avevano acquistato insieme e che, freschi di brevetto”, utilizzavano per le trasferte sui campi di gara. L’idea di volare, per di più su un trabiccolo dell’aria, non attirava granché (per usare un eufemismo) Tullio Masserini, che alla fine si era lasciato però convincere. Salvo pentirsene amaramente quando l’aereo da turismo si era ritrovato nel bel mezzo di un violento temporale e, peggio ancora, quando via radio aveva sentito un responsabile della torre di controllo chiedere ai due amici piloti chi fossero ma, soprattutto, cosa diavolo ci facessero così vicini alla linea di volo degli aerei di linea…..”. Uno dei tanti aneddoti sul “grandissimo Tullio”, irraggiungibile per stile di guida sulle mulattiere come era inavvicinabile nello stile con cui amava vestire. Uno stile che rispecchiava del resto quello della sua anima e che lo ha accompagnato in tutta la sua vita. Con una sola eccezione, una sola piccolissima “caduta di stile”: il ballo sui tavoli la sera dopo i successi ottenuti alla Sei giorni internazionale in Australia. Ballo che Tullio però aveva sempre negato d’aver fatto, a cominciare dal mattino successivo quando a colazione si era presentato ai compagni di squadra maledicendo il mal di testa che gli era venuto, “per aver mangiato chissà cosa la sera prima….”.