Cologno al Serio, la capitale mondiale della solidarietà su due ruote
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, recita un antico proverbio. Che a Cologno al…
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, recita un antico proverbio. Che a Cologno al Serio, in provincia di Bergamo, da 26 anni può avere solo una risposta. O, almeno, può averla per “chi va” con altri motociclisti, ovviamente in sella a una due ruote (meglio se Harley Davidson). Caso in cui la risposta a “chi sei” è automatica: una persona innamorata della sensazione di libertà che solo viaggiare in sella può dare, certo, ma soprattutto, una persona a cui sta a cuore il destino altrui, una persona generosa. Un “ritratto di motociclista” (esattamente all’opposto da un diffuso stereotipo di persone arroganti o addirittura violente, magari radunate in gruppi pronti a scorrazzare su strade e autostrade portando il panico nei punti in cui la “banda” decide di fare una sosta mostrato più volte sul grande schermo) che fotografa alla perfezione il “volto” più bello, pulito e “sano” della “categoria”: moderni “centauri” (metà uomini e metà “cavalli”, si, ma di cilindrata delle proprie moto) che a migliaia ogni fine agosto si ritrovano nel piccolo centro della pianura bergamasca, per partecipare alla “Festa dei bikers”, affrontando a volte viaggi anche di centinaia o addirittura migliaia di chilometri. Per essere protagonisti di un raduno che offre molto più che l’occasione di divertirsi: l’opportunità di aiutare gli altri, le persone meno fortunate. Già perché da 26 anni il grande raduno per motociclisti ideato da un gruppo di giovanissimi amici nel 1997 non rappresenta solo l’occasione di rincontrare persone impossibili magari da incrociare altrimenti durante l’anno; ditrascorrere serate in compagnia bevendo ottima birra e gustando saporiti piatti prima di assistere magari a spettacoli musicali con protagonisti spesso autentiche star del rock mondiale; o, ancora, per assistere a esibizioni uniche (come quella del muro della morte, con una struttura vecchia di 86 anni in legno, l’ultima rimasta in Italia una delle poche al mondo, e i piloti che sfidano le legge della fisica guidando sospesi nel vuoto a testa in giù, con le ruote tenute aggrappate al circuito sferico di legno solo dalla forza centrifuga): il maxi raduno bergamasco è l’opportunità per partecipare a una “corsa all’oro” particolarissima, dove il prezioso metallo è rappresentato dall’assegno, quasi sempre a quattro zeri, che ogni anno viene devoluto in beneficenza dagli organizzatori per aiutare quelle persone alle quali, la vita spesso ha dato appuntamento a tutt’altro tipo di “raduni”. Incontri che non hanno nulla a che vedere con una festa, in cui sorridere è impossibile, e dove spesso è difficilissimo persino trattenere le lacrime. Incontri come quelli ai quali troppi familiari e amici sono chiamati a partecipare al capezzale di un malato terminale ricoverato nella stanza di un Hospice. Strutture (e personale che ogni giorno accudisce con professionalità e dedizione i malati terminali ricoverati) alle quali la festa bergamasca dei motociclisti “inventata” alla fine degli anni 90 da Fausto Fratelli, Paolo Natali, Davide Cadeo e Paola Gessi, ha donato in questi suoi primi 26 anni di vita oltre mezzo milione di euro raccolti proprio grazie “al grande cuore dei motociclisti”. “Persone che in molti casi si ripresentano puntualmente a Cologno ogni anno fin dalle prime edizioni, spesso per fermarsi anche per tutti e cinque i giorni, dormendo nelle tende che vengono allestite in un prato riservato a chi sceglie di bivaccare qui, e che a volte arrivano da Paesi lontanissimi”, raccontano gli organizzatori “riuniti” a uno dei tavoli dell’area ristorazione, pronta ad accogliere gli ospiti. “Motociclisti provenienti da tutta Italia, dal Nord Europa, persino dall’America.” Persone come Oliviero ed Ermellina, della provincia di Varese , che qui sono ormai di casa ed è difficile che riescano a compiere dieci passi di fila senza fermarsi a salutare qualcuno: persone come “Platoon, di Novara, che è difficile che qualcuno non si fermi invece a guardare quando sale in moto alla sua fedele compagna di viaggio indossando il casco da aviatore, con tanto di “proboscide” per l’ossigeno…. Persone che nella vastissima area alla periferia del paese, allestita per poter ospitare, come avvenuto in un solo sabato sera “da record”, anche 20mila persone, vengono accolte da una squadra di volontari dal cuore ancora più d’oro, se possibile, visto che prestano la loro attività di volontari a titolo completamente gratuito. Quattrocento volontari, suddivisi in 12 squadre chiamate a occuparsi delle diverse attività (dalla biglietteria allo smistamento di moto – e auto – nei posteggi, alla ristorazione e al servizio d’ordine…) dirette dai 12 componenti dell’associazione che gestisce l’evento. E che, aiutati da altri amici dell’associazione, Mondomoto, iniziano a lavorare fin dal mese di novembre per preparare, fra mille passaggi burocratici e mille ostacoli organizzativi immancabili quando si parla di numero simili, ogni nuova edizione. Ogni volta alla ricerca di nuove “attrazioni” da proporre al pubblico. Facendo salire sul palco a esibirsi campioni della musica, come i chitarristi degli Europe o dei Motorhead (che, con un nome simile della band, non poteva mancare….). O autentici “fenomeni” delle due ruote, come Davide Terrenghi, di Novedrate, Jagath Pereira, nato in Sri Lanka e trasferitosi in Germania e il suo inseparabile amico tedesco Beeno, che sulle pareti del muro della morte del “Russian Devils” (come è stato battezzata la struttura in legno del 1937 che per essere montata e smontata richiede giorni di lavoro di una squadra di sei uomini) compiono acrobazie da lasciare senza fiato i 190 spettatori che, a partire dalle 21 e fino a dopo mezzanotte, possono alternarsi sulle antiche gradinate per assistere allo spettacolo. Una delle proposte più affascinanti della “cinque giorni” che gli organizzatori hanno potuto proporre in diverse edizioni, da quando Davide Terrenghi, titolare della Russian Devils, ha deciso di “riportare in attività” la struttura. Scegliendo di farlo proprio nel raduno bergamasco, e proprio per quelle finalità a fin di bene volute dagli organizzatori che 26 anni fa si erano semplicemente resi conto, chiacchierano davanti a una birra, che a loro la vita aveva dato molto e che sarebbe stato giusto ripagare la generosità dimostrata dal destino nei loro confronti riversandone una parte anche quello di altri meno fortunati. Semplice, perfino banale. Ma soprattutto bellissimo. Talmente “bello e pulito ” da scatenare un effetto a catena, trasmettendo a sempre più persone l’entusiasmo e il desiderio di aiutare una simile iniziativa. È così, sull’onda del “piacere di aiutare gli altri”, che il numero degli ospiti dell’evento ha continuato a crescere, esponenzialmente, passando dalle poche centinaia di ospiti delle prime edizioni alle decine di migliaia delle ultime. Come testimoniano le pile di “comande” ai tavoli per le cene, che iniziano alle 18.30 e finiscono a notte fonda, con quattromila persone per volta che si alternano in più “turni”. Persone attratte da questo “mondo” particolarissimo, popolato da uomini (ma anche donne, sempre piùnumerose alla guida di potenti due ruote) a volte dall’aspetto rude, e per nulla ingentilito da capelli lunghi e barba, orecchini o piercing, da un abbigliamento in pelle e borchie, dai tatuaggi, “che se però capita che ti urtino, per sbaglio, facendoti magari versare un po’ della tua birra per terra, ti chiedono cortesemente scusa e, per scusarsi, si precipitano alla cassa per offrirti una bionda”, come racconta uno dei resoponsabili del “servizio d’ordine”. .Una birra offerta da ber seduti insieme allo stesso tavolo, parlando di moto e percorsi, ma non solo, creando spesso i presupposti per un’amicizia da rinsaldare negli anni. Magari proprio ritrovandosi al successivo raduno dei motociclisti e poi a quello ancora seguente…. Un appuntamento capace di offrire sempre nuove occasioni di divertimento ma anche nuovi spunti di riflessione sui temi “serissimi”. Per esempio come la sicurezza sulle strade. Un esempio? Bikers X, corso di guida sicura proposto dalla scuola aperta da Elena Macrì (nata a Bergamo e trasferitasi poi a Milano e Reggio Emilia, dove ha aperto l’attività e dove ha rilevato una “pista” per le lezioni pratiche) motociclista donna rimasta delusa dai corsi tenuti dagli istruttori uomini. Oppure, Futuri bikers, appuntamento riservato ai motociclisti di domani, con l’opportunità per i bambini da 4 a 11 anni di fare la loro prima esperienza in sella a una due ruote. Il tutto “servito” con “contorno” di altri eventi (come le sfide fra esperti in arti marziali sul ring allestito al centro di una delle aree ristoro) e in attesa della grande cavalcata finale della domenica: 40 chilometri di percorso, al quale raramente partecipano meno di 2000 bikers. Cinque giorni da vivere in un mondo a sé, dove di edizione in edizione si vivono momenti emozionati e ne ne rivivono altri altrettanto “forti” e belli. Da raccontare ai nuovi bikers che magari hanno scoperto solo recentemente la festa di Cologno. Storie, diversissime fra di loro, entrate di diritto nel “diario di viaggio” della manifestazione: come il pianto degli organizzatori dell’evento al suono del rumore della moto accesa da Davide Terrenghi per il suo “primo giro sul muro della morte” nel 2016. O come le lacrime di felicità di Eleonora Barnabò, infermiera innamorata delle due ruote, alla notizia che l’uomo arrivato in ospedale in fin di vita che proprio lei aveva soccorso per prioma si era salvato. Era in fila all’ingresso, sulla moto del fidanzato, l’infermiera, in attesa d’entrare alla Festa Bikers quando aveva visto, pochi metri più avanti, un uomo sulla cinquantina vacillare sulla sella e poi schiantarsi a terra. Era scesa ed era corsa a vedere cosa fosse successo. E aveva subito capito: infarto. Solo la sua “diagnosi” e la richiesta di soccorsi immediati (quando qualcun altro avrebbe magari potuto perdere tempo prezioso pensando a una banale “congestione”), solo il suo intervento di primo soccorso effettuato lì, in coda alla biglietteria, avevano salvato la vita a quell’uomo. Un primo soccorso che, guarda caso, il raduno dei bikers di Cologno continua a insegnare, anno dopo anno, nei suoi cinque giorni dedicati a festeggiare la passione per le due ruote. E a portare un “soccorso” concreto, sotto forma di un assegno che viene consegnato a novembre nel corso di una serata organizzata apposta, a chi, magari, l’emozione di viaggiare su due ruote non ha potuto mai assaporarla, e forse non la potrà provare mai….
Adattamento di un articolo realizzato per stradafacendo.tgcom24.it (per gentile concessione della redazione del superblopg)