Walter Arosio, il fotografo che sapeva mostrare la gara come nessuno era riuscito a vederla
L’ultima volta, due anni fa, era troppo impegnato nel compiere il suo più lungo viaggio e non…
L’ultima volta, due anni fa, era troppo impegnato nel compiere il suo più lungo viaggio e non era potuto venire. Ma oggi c’è; il dove è un po’ difficile dirlo perché Walter Arosio non va mai in mezzo alla folla. Lui si lascia guidare dove il Suo istinto artistico della fotografia lo porta. Se volete incontrarLo però, non avete che da aspettare, seduti su quel muretto a secco che segna l’inizio di una mulattiera, perché, prima o poi il suo sorriso e la sua barbetta un po’ incolta appariranno. E subito saranno spiegazioni: “Due, tre chilometri più in alto c’è un passaggio in un ruscello fra gli alberi altissimi che quasi oscurano il sole: ho dovuto usare il flash!”. Poi, subito, la proposta per un “paoluccio” che lui conosce, appena più in là di quella cascina, dopo la curva. Il Walter si siede soddisfatto e incomincia a parlare. Arrotola un po’ la erre ma la sua voce è anche più piacevole. Parla anche di oggi, forse, ma più di ieri, di quando il Carissoni … o il Tagli … o il Consonni … ma soprattutto il Maffettini … In un attimo è passata l’ora degli arrivi ma Lui sa già chi ha vinto: la regolarità! Il suo amore più grande da quando, giovanissimo, l’aveva praticata con buon successo con la sua Hercules, con cui aveva percorso chilometri e chilometri cimentandosi anche in gare internazionali. Ne parla ancora come si trattasse di oggi e, poi, il suo amico Otto, quello che praticamente inventava moto da fuoristrada, e il Moto Club e la Norelli. Ce n’ha per tutti il Walter, qualche volta un po’ polemico, più spesso nostalgico. Chiede una grappa, ma di quella che fa il proprietario del “paoluccio”, poi lentamente si alza e va a raggiungere un’auto, sempre diversa, anche da una settimana all’altra: “Sa”, dice, “è stata un’occasione. E’ un fuoristrada, quasi nuovo, costruito in Romania, su licenza russa, copiando un modello americano”. Sono sicuro che se l’incontrassi tra 15 giorni avrebbe l’ultimo modello da strada della Fiat: non che ami particolarmente le auto, gli piace cambiare. Ma adesso che è andato lassù, non cambierà più: Walter ritorna ancora, non importa il tipo di macchina, noi ti aspettiamo! Si, ti aspettiamo perché nel mondo di oggi della tua regolarità, che si chiama enduro non riusciamo più a ritrovare quelle motivazioni che ti spingevano a scarpinare nei boschi, sui sentieri delle piccolissime valli che i torrentelli che scendono dall’alto vanno a formare sempre più grandi, ma soprattutto più umide. E risalirle diventa un problema, specialmente quando sono già passati tanti piloti. Si, ti aspettiamo perché noi, che non ci avventuriamo dove tu solo sai andare, non possiamo più vedere quello che, grazie a te, vedevamo e che ci faceva amare ancora di più il tuo sport più caro. Si, ritorna, Walter, la tua presenza è necessaria, non solo per quello che ho detto, ma soprattutto perché abbiamo bisogno di un amico in più.
Mario Tremaglia
Dall’opuscolo per l’“11° Trofeo Gino Reguzzi – Valli Bergamasche Revival. Rogno 4 e 5 settembre 1999