Paolo Magri: “La strada imboccata dal mondo a due ruote condurrà a nuovi straordinari traguardi”
C’è un “mondo”, quello delle due ruote, sempre più protagonista della vita italiana, sia economica sia sociale….
C’è un “mondo”, quello delle due ruote, sempre più protagonista della vita italiana, sia economica sia sociale. Lo dicono i numeri, che raccontano di un volume d’affari in continua crescita. Numeri come quelli fatti registrare dall’ultima edizione di Eicma, il Salone internazionale delle due ruote ospitato alla Fiera di Milano-Rho, che ha messo in vetrina 1370 marchi fra moto e biciclette, abbigliamento e accessori. Numeri evidenziati, con più che giustificato orgoglio, da Paolo Magri, dal 2019 presidente di Confindustria Ancma, l’associazione nazionale ciclo, motociclo e accessori, e dal 2020 amministratore delegato proprio di Eicma Spa, che a quei numeri ne aggiunge un altro: tre. Apparentemente piccolissimo, ma in realtà grandissimo perché, spiega Paolo Magri, “è il numerto dei primati che l’Italia detiene per quanto riguarda l’ambito motociclistico: è il primo Paese in Europa per produzione, è il primo mercato per volumi di immatricolazioni, con più di 290mila i veicoli messi su strada nel 2022, e infine organizza l’evento espositivo più importante e longevo al mondo per il settore. Quanto fattura il mondo delle due ruote, quanta occupazione crea e come si spiega questa crescita? Se sommiamo la produzione e distribuzione di veicoli e accessori in Italia, con l’organizzazione di eventi come Eicma, parliamo indicativamente di un contributo al Prodotto interno lordo di cinque miliardi di euro con un’occupazione per oltre 80mila addetti. E se dalle due ruote a motore passiamo a quelle a pedali troviamo l’Italia ancora in una posizione di assoluto rilievo nell’eurozona, con 2,4 milioni di pezzi prodotti nel 2022 e un volume d’affari generato nella rete di vendita nazionale di oltre 3 miliardi di euro con circa 1,7 milioni di bici vendute. Un comparto, quello del ciclo, che occupa 20mila addetti tra diretti e indiretti ed è fatto da circa 250 aziende, per lo più piccole e medie imprese. E a tutto questo va poi aggiunto un valore più “immateriale” dell’intera filiera produttiva, ma altrettanto prezioso: mi riferisco, per esempio, al saper fare italiano, alle storie d’impresa ultracentenarie e a chi continua a rappresentare eccellenza nella produzione e nel design, innovazione nell’ambito della sostenibilità ambientale, riconoscibilità sui mercati esteri e valore nelle competizioni motoristiche e ciclistiche”. Un “made in Italy” che su due ruote corre a tutta velocità: ma come si spiega tutto questo? “Beh, innanzitutto va premesso che in qualche misura la pandemia ha accelerato alcuni meccanismi che, comunque, erano già in essere. Prima del 2020,infatti, il mercato viveva un certo dinamismo e non era affatto in difficoltà, ma è innegabile che nella mobilità post-Covid cicli e motocicli abbiano assunto un ruolo ancora più importante. Questo credo che inizialmente sia savvenuto per la necessità di garantirsi spostamenti individuali sicuri, soprattutto in ambito urbano, ma anche per ragioni riconducibili al desiderio di libertà e salubrità. Ora le due ruote sono più compiutamente una risposta valida alla nuova domanda di mobilità grazie alle loro prerogative: minor spazio occupato, fruibilità, sostenibilità, spostamenti più veloci. E poi va sottolineata la componente passione che, per esempio, alimenta ancora fortemente il mercato moto e tutti gli ambiti legati allo sport, allo svago e al turismo”. Fattori straordinari, come la pandemia, hanno spinto la crescita: ora rischia di fermarsi tutto o si prevedono ancora scenari positivi? “Malgrado le variabili economiche e geopolitiche con cui ogni settore deve fare i conti, molti indicatori ci dicono in realtà che il desiderio di due ruote continuerà potenzialmente a crescere. Oggi l’interesse per i prodotti della nostra industria non si è affatto arrestato. Solo il mercato delle biciclette registra in questo momento un rallentamento determinato dall’onda lunga dei generosi incentivi all’acquisto del 2020, ma anche dentro questo ambito notiamo fenomeni molto interessanti come l’andamento delle vendite di e-bike, cresciute del 72 per cento dal 2019 a oggi, che dimostrano un notevole dinamismo. Il mercato moto e scooter invece prosegue la sua crescita incessante: basti considerare che abbiamo chiuso il primo semestre 2023 con un più 16,8 per cento sul 2022 e che a luglio abbiamo già raggiunto i volumi di vendita registrati nel corso dei primi dieci mesi dell’anno scorso”. Bici elettriche, a pedalata assistita dunque grandi protagoniste del boom delle due ruote: perché consentono escursioni, anche lunghe e impegnative, anche a chi non è allenato? È questo il principale segreto del successo? “Sì, certamente è una componente fondamentale del successo. Le biciclette a pedalata assistita hanno contribuito ad ampliare la platea degli utenti, non solo per gli utilizzi legati allo sport, turismo e svago. Non dimentichiamo che bisogna comunque pedalare e molti enduristi ne hanno fatto esperienza diretta. Ma, battute a parte, oggi sono obiettivamente più abbordabili e fruibili, hanno contenuti tecnologici e tecnici sempre più avanzati e rappresentano, con ciclomotori e scooter, una soluzione di mobilità urbana, o per affrontare il tragitto casa-lavoro, molto attraente anche per chi non ha mai considerato di spostarsi in bicicletta”. Il futuro delle moto elettriche invece qual è? “Partirei dal presente: oggi l’elettrico è arrivato a rappresentare poco più dell’8 per cento dell’intero mercato e affianca un’offerta termica sostenibile e avanzata. Il primo semestre 2023 è stato negativo, dopo un 2022 che comunque aveva segnato complessivamente un solido e promettente più 59 per cento sull’anno precedente: un risultato molto importante raggiunto grazie all’interesse degli utenti e senza dimenticare la spinta favorevole degli incentivi all’acquisto e dell’avanzata delle opportunità di sharing nelle città. Al netto dell’andamento straordinariamente positivo dei quadricicli elettrici, che fanno parte del nostro mondo, dentro questo mercato scooter e ciclomotori detengono il primato e credo che questi segmenti potranno continuare a svilupparsi in futuro nell’ambito mobilità urbana, dove il loro impiego risulta oggi molto coerente e proficuo, così come previsto anche dalla visione dell’industria a livello europeo. La moto vive invece incrementi contenuti e volumi di vendita più ridotti. È obiettivamente un prodotto che per costi, pregiudizi, autonomie, ecc…, viene approcciato dal mercato in maniera differente. La tecnologia evolve tuttavia molto velocemente e credo che anche questo ambito potrà vivere uno suo specifico sviluppo di mercato”. Sono moltissime le persone che vedono nelle due ruote la soluzione a molti problemi di traffico e inquinamento. Ma esistono davvero infrastrutture adeguate a garantire a motociclisti e ciclisti di potersi spostare in sicurezza? Se dovesse chiedere tre iniziative al Governo quali indicherebbe? “Motociclisti e ciclisti sono accomunati per essere utenti deboli della strada e il tema della sicurezza è centrale per entrambi. Investire sulla sicurezza, su un’adeguata infrastrutturazione ciclabile, sulla manutenzione delle strade, per esempio, sono tutti interventi che servono anche a incentivare l’utilizzo ma, come abbiamo avuto modo di costatare attraverso i nostri studi, molto spesso queste azioni non rientrano tra le priorità delle amministrazioni locali, soprattutto per quanto riguarda la mobilità motociclistica. Va detto anche che questo tema va approcciato da una parte con interventi strutturali, ma dall’altra bisogna affiancare anche un’attività culturale e di educazione degli utenti stessi. L’industria poi ha fatto passi da gigante per migliorare le dotazioni tecnologiche, ma non basta. Se dovessi scegliere solo tre iniziative, chiederei alle istituzioni di incentivare l’acquisto e la diffusione di capi di abbigliamento protettivo attraverso misure di defiscalizzazione o incentivazione; di investire sulla manutenzione, la messa in sicurezza delle piste ciclabili e l’istallazione di guardrail salva motociclisti; di diffondere una cultura della sicurezza e fare sistema con tutti i protagonisti della filiera, dell’associazionismo e delle istituzioni, investendo sulla cultura delle sicurezza e la formazione attraverso, per esempio, dei corsi specifici di perfezionamento da seguire dopo aver ottenuto la patente di guida per i più giovani”. Sono moltissime anche le persone che vedono nelle due ruote un mezzo per andare in vacanza, un nuovo volano per il turismo: in quest’ottica cosa dovrebbe essere invece fatto? Sarebbe utopia, per esempio, pensare di offrire incentivi a chi al mare o in montagna ci va in moto (riducendo code e dunque smog)? “L’intenzione è buona, la vedo comunque di difficile applicazione. Immagino più concretamente invece una promozione ordinata ed efficace del cicloturismo in Italia, per esempio, che ha un potenziale enorme e che potrebbe attivare un volano economico molto significativo sul mondo dell’accoglienza e della filiera collegata. Ugualmente per il mototurismo, vista la ricchezza dell’offerta del nostro Paese. Credo anche sia importante rilanciare l’attività di lobby corale della nostra industria, delle associazioni, della Federazione, come anche dei Motoclub, per promuovere la cultura delle due ruote presso la gente e le istituzioni e per vincere anche alcune resistenze ideologiche locali, che impediscono di liberare pienamente tutto il nostro potenziale”. Nuove possibili “strade” per incentivare l’uso delle due ruote? Oltre al car sharing non sarebbe possibile spingere di più lo “scooter sharing”? “In realtà, da uno studio che conduciamo ogni anno sulle principali città italiane, le opportunità di scooter sharing sono aumentate negli ultimi anni. Accanto a questo credo che si possano fare tante altre azioni come, per esempio, aprire le corsie preferenziali alle moto, non tutte le città lo permettono, ma anche investire di più sui giovani, sull’organizzazione di eventi di test ride. Come associazione e, soprattutto, attraverso Eicma, siamo molto impegnanti su questo fronte”. Esistono aziende private che incentivano (magari anche con riconoscimenti economici) chi va al lavoro su due ruote? A cos’altro si potrebbe pensare (o magari si sta già lavorando)? “Ci sono realtà private e pubbliche che lo fanno. Non abbiamo una mappatura completa, ma sono sicuramente iniziative interessanti. Un passaggio ulteriore potrebbe essere quello di prevedere una qualche misura di incentivazione fiscale per le aziende che mettono in campo queste azioni. Va da sé che il tema dell’infrastrutturazione rimane ugualmente centrale: stalli, parcheggi, piste ciclabili, strutture di ricarica, ecc…Tutto questo concorre a dare forza a misure che promuovano l’utilizzo delle due ruote, siano essa a pedale e a motore”. La passione per la bici e la moto è alimentata anche dalla possibilità di poterle usare, sui sentieri, nella natura. Per le bici non sembrano esserci problemi, per le moto invece sì, con molti ambientalisti assolutamente contrari… “È un tema che mi coinvolge particolarmente, come appassionato trialista ed endurista, ma anche per la mia veste istituzionale nel rappresentare gli interessi dell’industria motociclista. Come anticipavo, il dialogo e, ancora di più la coralità di tutti i soggetti che afferiscono al nostro mondo, delle istituzioni e delle Forze dell’ordine, sono fondamentali per vincere le resistenze ideologiche e preconcette. Con l’Fmi, la federazione motociclistica italiana che in Italia segue attività sportiva di settore con più di 117mila tesserati strutturati in 1760 Moto Club, abbiamo già condotto alcune iniziative congiunte. Come già sottolineato bisogna evidentemente lavorare sul bilanciamento degli interessi in gioco, dalla tutela ambientale e dei diritti costituzionali come la libera circolazione, il diritto alla libera iniziativa economica e quello di svolgere attività sportiva e ricreativa. Ricordo infatti che l’organizzazione di manifestazioni sportive e turistiche, per esempio, favorisce la popolazione di porzioni di territorio altrimenti deserte. Quindi ogni iniziativa improntata all’equilibrio, che va nella direzione di promuovere l’uso ragionevole delle due ruote a motore in fuoristrada, è sicuramente ben accetta ed è compito nostro metterle a sistema”. Sulla scia di questo boom amministrazioni lungimiranti non potrebbero realizzare strutture (piste, percorsi) per eBike e moto? E magari organizzare nuovi eventi (non servono anche questi a far appassionare sempre più?) “Sì, sicuramente. Dedicare percorsi, piste, park alle due ruote in generale sono azioni che possono attivare percorsi virtuosi. Vedo con piacere, per esempio, che c’è un interesse crescente attorno al mondo dell’adventuring, un fenomeno che segue anche l’andamento del mercato e che merita di essere valorizzato attraverso eventi specifici, che possono avere un valore importante anche nella promozione dei territori, così come test ride ed eventi legati al nostro mondo. In Eicma abbiamo la sintesi massima della promozione, perché è un evento di carattere mondiale dove convive praticamente tutta l’offerta e la domanda di due ruote, ma anche lo spettacolo e i momenti istituzionali”. La sicurezza su strada è importantissima su quattro ruote, su due ancora di più: quanta formazione adeguata si fa per preparare davvero futuri piloti di moto che rischino il meno possibile? E quanta “scarsa attenzione” c’è ancora da parte della politica per la sicurezza di chi viaggia a due ruote? “Per quanto riguarda i piloti, l’industria delle due ruote può sicuramente supportare, collaborare e sostenere il lavoro di coloro che se ne occupano in maniera esclusiva come la Fmi o anche altre realtà private. La formazione in pista è comunque molto importante anche per gli amatori e gli appassionati. In merito all’attenzione della politica, come anticipato, Ancma pubblica ogni anno un rapporto sulle politiche per la mobilità e dall’ultima edizione emergono dati preoccupanti, ovvero che rimane invariato, per esempio, il numero dei Comuni che scelgono di istallare guardrail con specifiche protezioni a tutela dell’incolumità dei motociclisti e che peggiora l’indicazione sul miglioramento della sicurezza negli strumenti di pianificazione comunale, che non è percepito come una priorità per il 39 per cento delle città interessate dallo studio”. Se dovesse scegliere un “testimonial” italiano per la moto chi sceglierebbe? E per la bici? “Bella domanda. Molto spesso si pensa ai personaggi sportivi più noti ed effettivamente le loro storie sono esempi di dedizione, pulizia e impegno, su cui incentrare azioni di comunicazione proficue, anche perché molti di essi comunicano bene e hanno un seguito consistete sui social. Non ho tuttavia nomi da spendere così, su due piedi, ma cercherei comunque nella scelta di spingermi oltre gli steccati dei nostri mondi, prediligendo personaggi in grado di allargare il target e soprattutto di raggiungere in modo trasversale il pubblico più giovane, che oggi latita e che, di fronte a un invecchiamento degli utenti, rappresenta il futuro del nostro mercato e quindi anche dell’industria delle due ruote”. Un’industria alla quale Eicma 2023, “la cui organizzazione è già partita e sta andando molto bene”, dedicherà una “vetrina” ancora più ampia visto che, conclude Paolo Magri, “possiamo già contare su una superfice espositiva ancora più grande, con importanti ritorni e la presenza pressoché completa delle case produttrici e di tutta la filiera. E poi lo spettacolo dell’area esterna con esibizioni e gare e tanto altro ancora. È il più grande contenitore di passione al mondo. Aspettiamo tutti i vostri lettori e gli appassionati dal 9 al 12 novembre a Rho nei padiglioni di Fiera Milano, sul sito della manifestazione sono già disponibili tutte le informazioni”.