Beppe Acquaroli: la Ripa è un percorso che dalla partenza all’arrivo fa viaggiare fra la passione per la cucina e quella per la moto
Dicono che ogni numero possa nascondere più significati, spesso legati al carattere di una persona. Il numero…
Dicono che ogni numero possa nascondere più significati, spesso legati al carattere di una persona. Il numero 19, per esempio, viene associato alla meticolosità, alla precisione. Giuseppe Acquaroli, per tutti Beppe, uno dei ristoratori più noti di Bergamo (titolare storico del Baretto di San Vigilio, e più recentemente alla guida anche del ristorante La Ripa, ex Gourmet, tracciando così un percorso virtuale per un viaggio nella cucina d’autore che lo vede protagonista sia alla partenza sia all’arrivo della ripidissima salita che da Città Alta porta sui colli) ne è la prova: precisissimo, scrupolosissimo in ogni cosa che fa. A partire da quelle che da sempre l’hanno visto protagonista: guidare l’attività di famiglia e pilotare le moto. Due straordinarie passioni nelle quali”, ammette sorridendo “la mia meticolosità è quasi maniacale”.
Al ristorante o in sella a risultare vincente è l’assoluta perfezione di ogni dettaglio…
Un paio di esempi? Nella guida dei ristoranti la cura di ogni minimo dettaglio che richiede alla sua squadra di chef, aiuto chef, responsabili di sala, nella preparazione di un piatto, nella sua “presentazione” con un impiattamento che non lascia ai nulla al caso, così come nella preparazione dei tavoli per i quali fa realizzare lui stesso le tovaglie in puro cotone, affidate per lavaggio e stiratura a veri professionisti, selezionando i più eleganti bicchieri, piatti e posate; alla guida di una moto, sia da agonista sia da amatore, predisponendo tutto affinché lungo ogni percorso da affrontare lo spazio per qualsiasi imprevisto o inconveniente venga ridotto ai minimi termini se non addirittura azzerato. “La sveglia, quando è in programma una gita in moto, è sempre almeno un’ora prima della partenza, per avere il tempo di preparare con cura ogni cosa, a partire dall’abbigliamento, ma anche per prepararmi mentalmente a essere completamente concentrato una volta in sella, aspetto fondamentale per la sicurezza che in moto non è mai troppa”, spiega Beppe Acquaroli seduto a uno dei tavoli sulla terrazza del ristorante La Ripa che, oltre il muretto che lo separa dalla stradina sottostante, offre uno scenario fantastico. Così come straordinaria è la “vista” sui piatti che i camerieri servono in tavola con un garbo e un’o “stile” che è possibile acquisire solo lavorando in locali dove la ristorazione è un “menù” in cui ogni “ingrediente”, dalle ricette al servizio, dev’essere perfetto.
… frutto della meticolosità di chi ha il numero 19 nel destino
Frutto di una meticolosità tipica di chi ha il numero 19 “scolpito” nella propria vita. A iniziare dal nome, Giuseppe, con l’onomastico che viene festeggiato proprio il 19 marzo, e che per Beppe Acquaroli è diventato un fattore ricorrente anche nella sua vita da pilota. “Con numerose volte il cui mi è capitato di classificarmi diciannovesimo”, conferma passando dal sorriso alla risata, senza riuscire a darsi una spiegazione di quella “strana coincidenza” ripetutasi per anni, su tracciati di di gara in mezza Italia ma anche all’estero dove l’ha trainato una passione per le due ruote che, assicura, “è sempre stata irresistibile”.
Le due ruote? Sono diventate materia di studio fin dalle elementari….
Una passione nata da bambino, alunno ancora delle elementari, quando al “Baretto” vedeva arrivare puntualmente, all’ora dell’aperitivo, numerosi amici del fratello, Fabio, più grande di lui di sei anni. Praticamente tutti in moto, posteggiando a poca distanza dall’ingresso del locale le loro “compagne di viaggio” che il piccolo Beppe restava a guardare estasiato. Così come a bocca aperta seguiva le evoluzioni dei piloti: “gente che alla moto dava del tu come pochi”, ricorda Beppe Acquaroli che ha impresse nella memoria le “risalite su due ruote” sulla scalinata che conduce al castello (ma anche le impennate d’obbligo al “tombino della Ripa”,)da parte di Ezio Dall’Ara , in sella al suo “Corsaro”, o di Johnny Modini sulla sua Cmk. E le occasioni per fare un giretto erano arrivate presto, molti prima dei canonici 14 anni. “A 11 anni mi sono ritrovato alla guida di una mini bike Benelli a salire proprio i gradini della scalinata che dal Baretto salgono al Castello, una palestra non da poco”, prosegue il titolare del Baretto e del La Ripa. “Un ricordo indelebile, un’esperienza che mi ha fatto assaporare quanto potesse essere affascinante guidare fuoristrada, sui sentieri….”.
… superando l’esame della ripidissima Ripa anche grazie a un “trucco”…
Un fascino “toccato presto con mano” in sella alla sua prima moto: “un Gerosa 48 Minarelli, un regalo del papà acquistato da un noto medico, il dottor Gianni Villa. L’ideale per salire al Baretto grazie al fatto che il motore era truccato come la stragrande maggioranza dei cinquantini all’epoca. Anche perché altrimenti per fare la Ripa avrebbero dovuto scendere tutti e spingerla”. La moto più amata? Contrariamente a quanto afferma il detto secondo cui il primo amore non si scorda mai, la risposta è no. Perché A Beppe Acquaroli la moto che affascina di più “è sempre l’ultima acquistata. Come la Ktm 150 che fa bella mostra sotto la tettoia che ripara i posteggi privati del ristorante La Ripa, all’imbocco della scalinata. “Per guidare amo solo moto “giovani”, quelle vecchie mi piace ammirarle nei musei o sentirne il suono del motore. Anche se a dire la verità una moto “vecchia” che mi sarebbe piaciuto possedere per sempre c’è: la Zundapp 125 ufficiale di Rolf Witthoft, grandissimo campione protagonista anche della Valli Bergamasche 1972. Una moto a due tempi che era 20 anni avanti alle altre”…. Moto di un tempo in cui il fuoristrada era leggenda e Bergamo scriveva, di questa fantastica storia, i capitoli più belli, con campioni destinati a diventare idoli di migliaia di ragazzini, cullati dal sogno di poterli un giorno emulare. “Salendo in sella non appena finiti i compiti, con gli amici di sempre, per percorrere i tracciati dei Vasi e della Maresana”, prosegue Beppe Acquaroli nel suo viaggio a ritroso nel tempo “per poi passare all’agonismo che ho praticato fino al 1990 .
… e con “maestra”, unica e insostituibile, la scuderia Norelli
Sempre per la stessa scuderia, la Norelli”, tiene a sottolineare come farebbe il più accanito tifoso della squadra del cuore, evidenziando anche un particolare ben noto ai “norellisti”: ovvero che “quel nome a volte non era facile da “portare, perché eravamo considerati i “cittadini” , un po’ “fighetti”. Ma sui percorsi di gara molti piloti gialloneri hanno fatto capire di che pasta erano fatti, in sella a una moto, i “signorini di città”, cosa sapevano fare quando aprivano il gas…”.
Correre il Touquet sulle spiagge della Bretagna è stato incredibile
Un’esperienza agonistica che ha portato Beppe Acquaroli a ottenere buonissimi risultati. Come testimonia un vecchio ritaglio di giornale che Massimo Sironi, uno dei “padri” della Scuderia Norelli (che ha contribuito a fondare nel 1957, seduto con il gruppo dei soliti amici sulla “mitica” panchina di Colle Aperto, in città Alta, e che ha guidato da presidente fino a quando una grave malattia ha avuto la meglio) si era ritrovato a leggere per caso in Guinea mentre si trovava in casa di un amico, e che al momento da salpare dall’Africa, aveva messo in valigia, per portarlo proprio a Beppe Acquaroli. Un articolo che raccontava come il titolare del Baretto insieme ad altri ragazzi della “Norelli” fosse stato al via dell’Enduro del Touquet, corsa ideata da Tierry Sabine , l’”inventore” della Parigi – Dakar, sulla grande spiaggia di Neully-Sur-Seine, nel nord della Francia.
Il Rally dei Faraoni un viaggio nel tempo, la Valli Bergamasche nella fatica più dura
“Un evento incredibile, capace di attirare fino a 200mila spettatori”, ricorda Beppe Acquaroli, che non potrà mai dimenticare le gigantesche dune artificiali “costruite” per rendere ancora più unica la gara, “con partenza nel vecchio borgo storico, con oltre un migliaio di piloti accalcati gomito a gomito pronti a scatenarsi per arrivare fra i primi al mare”. Duecentoquarantesimo su quasi 1200 partecipanti, il risultato ottenuto in un fine settimana destinato a restare impresso a fuoco nella memoria, così come l’esperienza al Rally dei Faraoni, un vero e proprio viaggio nel tempo, e quella alla Valli Bergamasche che l’ha visto al via due volte. “Una delle giornate più dure mai vissute”.
Nel gruppo di amici c’era chi sapeva guidare perfino con l’acqua fin sotto gli occhi….
Ricordi di corse che si accavallano con quelli degli amici con cui nei decenni ha condiviso alcuni fra i momenti più belli ed emozionanti. “Come Giorgio Soldatini, Roby Novetti, Giacomo Vismara. Con quest’ultimo abbiamo da sempre un appuntamento fisso in sella tutti i giovedì: lui è sempre il capo, io il vice….”. Ricordi a volte divertenti, come quello con protagonista Giorgio Soldatini, in occasione della prima uscita di Fabio Farioli con lui e Beppe Acquaroli: “Giorgio attraversando un corso d’acqua era caduto e l’acqua gli era entrata nella maschera, ma lui per non restare staccato e perderci di vista non si era fermato a svuotarla e aveva continuato a guidare “modello maschera da sub”.
L’amore per la tavola ha guidato da lui Eddie Lawson, Tony Cairoli…
Ricordi ai quali si aggiungono quelli di incontri con alcuni campionissimi arrivati per un pranzo o una cena al Baretto, con Beppe Acquaroli pronto a fare gli onori di casa a Eddie Lawson, quattro volte iridato nella classe 500 del motomondiale, che a Bergamo ci veniva per la Brembo; o a Tony Cairoli, una delle leggende del motocross, con nove titoli mondiali conquistati. Grandissimi campioni, così come anche Alessandro Gritti, pilota capace di conquistare 14 campionati italiani tra assoluti e di classe e quattro titoli europei. Lo stesso Alessandro Gritti che Beppe Acquaroli si era ritrovato come avversario nella sua prima gara disputata a Oggiono e che il campione di Vertova aveva vinto. Come si era classificato il giovanissimo Beppe Acquaroli? Domanda troppo facile: Diciannovesimo. Il numero di chi si chiama Giuseppe ed è in credibilmente meticoloso. Ma che fra i suoi significati ha anche quello della strada, alla quale Beppe Acquaroli ha sempre preferito il fuoristrada. Salvo farne tantissima, di strada, da imprenditore nel mondo della ristorazione…