Il “Leone di Misano”: Alberto Rota entra nella leggenda spingendo al traguardo la moto senza benzina e vincendo il titolo italiano

Nella sua carriera gli hanno (e si è…) affibbiato diversi soprannomi: a cominciare dal primissimo, “Rotaya”, unione…

Nella sua carriera gli hanno (e si è…) affibbiato diversi soprannomi: a cominciare dal primissimo, “Rotaya”, unione del suo cognome, Rota, con un “adattamento” delle iniziali del doppio nome di battesimo di uno dei suoi idoli, Jonny Alberto Ceccotto, pilota italo venezuelano protagonista nel 1975 di un’impresa leggendaria (alla 200 Miglia di Daytona in sella a una una Yamaha TZ750 dopo essere partito ultimo finì sul podio, terzo, davanti al campionissimo  Giacomo Agostini stabilendo il record di 74 sorpassi), fino all’ultimo “il nonno volante”, capace di stabilire a sua volta un primato straordinario: arrivare sul traguardo davanti a tutti a 61 anni suonati, mettendo in fila rivali con un terzo dei suoi anni, “riscrivendo” ogni teoria sull’età biologica. Da oggi Alberto Rota, ancora protagonista assoluto in pista 40 anni dopo i suoi esordi, si è conquistato, per meriti sul campo, un altro “titolo”: quello di Leone di Misano. O, se si preferisce, di “leone su due ruote”, giusto per distinguerlo da quello su quattro: Nigel Mansell, entrato nella leggenda della Formula 1 nel luglio 1984 dove la sua Lotus nera era rimasta senza una goccia di carburante nell’ultima curva dell’ultimo giro. Roba da trovare il punto meno pericoloso dove accostare e scendere per raggiungere i box. Invece lui, il futuro “leone” della Formula 1, dopo aver slacciato le cinture di sicurezza era uscito dall’abitacolo ma solo per spingere la sua monoposto fino al traguardo, concludendo la gara al sesto posto. Un’impresa eroica, accompagnata dal boato d’applausi del pubblico, ammutolito solo per lo spavento, dopo aver visto il pilota accasciarsi privo di sensi dopo aver superato la striscia bianca, dopo aver compiuto una manovra vietata dal regolamento ma destinata a scrivere la storia, a entrare nella leggenda. Così come la storia (e la leggenda) , l’ha scritta la manovra, questa volta assolutamente permessa dal regolamento, compiuta da Alberto Rota, l’Higlander a due ruote bergamasco portacolori della scuderia Norelli, che a Misano, nella penultima prova della sesta edizione del Moto Guzzi Fast Endurance andata in scena in notturna sabato 12 ottobre, dopo essere rimasto completamente a “secco” sul rettilineo finale dell’ultimo giro non si è arreso e sceso dalla sella ha spinto la sua Guzzi fino al traguardo aggiudicandosi il terzo posto. Un’impresa d’altri tempi, destinata ad apparire ancora più straordinaria perché compiuta non da un ragazzino caparbio di 20 anni, ma da un “signore” (che in quanto a caparbietà non conosce rivali) “ di 61 anni, resa ancora più unica dal fatto d’essere risultata decisiva per il successo finale il giorno dopo quando Alberto Rota e il suo compagno Emiliano Bellucci, protagonista, insieme al nuovo “Leone” di una stagione vissuta sempre da protagonisti assoluti, hanno “consegnato” al proprio team, Oldrati AR#28 il successo finale. “Servito”, come nella miglior cena di gala, con il “contorno” di uno spettacolo ad altissima adrenalina che ha contraddistinto la due giorni andata in scena sul palcoscenico del World circuit di Misano: con la night race del sabato dove la “coppia d’assi” ha difeso la leadership in classifica dagli attacchi del Team dei Rapaci 1, composto da Luca Fornasiero e Mauro Rossignoli, vincitori al termine di un’incredibile battaglia di un’ora e mezza, con distacchi ridottissimi e una lotta all’ultima staccata oltre che con cambi pilota capaci di rimescolare le carte; e con la mini endurance della domenica con la coppia Rota e Bellucci primi sul traguardo davanti agli “irriducibili” avversari, fermati definitivamente da un guasto al motore quando però ormai il distacco sfiorava i quattro secondi. Un finale di stagione destinato a entrare nella storia, proprio per il “capitolo” scritto dal nuovo “leone delle due ruote”, applaudito perfino dall’amministratore delegato di Aprilia Racing, Massimo Rivola, sceso in pista a Misano, in coppia con Graziano Milone, su una Moto Guzzi V7 equipaggiata con Kit Racing Gcorse, e non certo per fare da comparsa, ma da “pilota vero”, capace di staccare tempi vicinissimi a quelli dei primi, come assicura Marco Calvi, team manager Oldrati AR#28. Prima di volare in Australia per la prossima tappa della MotoGP, in programma a Phillip Island dal 18 al 20 ottobre. Magari per raccontare, ai protagonisti della Moto Gp, l’impresa di quel leone di 60 anni capace di ruggire ancora come nessun altro.

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