ICB, l’azienda dove la passione per la moto e la difesa dell’ambiente seguono gli stessi percorsi
Diceva Dante Alighieri che non può comprendere la passione chi non l’ha provata. Fulvia Castelli, imprenditrice alla…
Diceva Dante Alighieri che non può comprendere la passione chi non l’ha provata. Fulvia Castelli, imprenditrice alla guida di Icb, Industria cartotecnica bergamasca, con sede ad Azzano San Paolo, è l’eccezione che conferma la regola. Perché lei, che, come confessa, non ha mai avuto una moto vera, non è “mai andata al di là del Ciao o della Vespa facendomi però trasportare molto volentieri da tutti gli amici che avevano mezzi più performanti e potenti , cosa che allora era simbolo di grande apprezzamento di cui andare orgogliosa”, la passione per le moto vere non solo l’ha sempre provata ma l’ha anche perfettamente compresa. Incapace di resistere al richiamo di una mezzo che, spiega, “è simbolo di energia, che rende impossibile, perfino a un non appassionato, non percepire con il rombo del motore, la variazione dei suoni e dei toni in una melodia in movimento con il vento che sibila libertà”. Parole che anche un grande poeta avrebbe probabilmente apprezzato e che lasciano trasparire l’ passione di chi, nonostante il tempo sia passato e la vita cambiata, conserva vivissimo “il ricordo di emozioni che trasformano la strada in un palcoscenico, con le escursioni più belle sul percorso per la Roncola, al lago di Endine e sulle sponde di quello d’Iseo, in val Taleggio”. Magari da fare non negli orari in cui in tv c’erano proprio le moto, perché, prosegue Fulvia Castelli, “sono sempre stata un’appassionata di moto GP, oltre che di Formula Uno: le passioni per ciò che “non poteva fare” una ragazza perbene, magari partendo alla 4 del mattino per andare a Monza, o al Mugello per scendere dalla parabolica per entrare “di frodo “ e, soprattutto per arrampicarsi sugli alberi per vedere meglio. Tutte cose che invece io”, racconta sorridendo al ricordo, “ho puntualmente fatto”. E ancora ne sono orgogliosa perché mi sono tanto divertita”. Un divertimento che saliva alle stelle quando a salire invece sul gradino più alto del podio era Giacomo Agostini, “semplicemente un mito, una leggenda”, da ammirare con il cuore in gola a ogni passaggio, per poi, una volta tornata a casa, parlarne con gli amici. Primi fra tutti quelli della “Scuderia Norelli dove ho imparato, innanzitutto, che la comunità di appassionati di moto è un club esclusivo ma non chiuso. Esattamente il contrario, apertissimo a nuovi amici, pronti ad aggiungersi al “gruppo originario”, come accaduto per la Norelli, una “squadra” di appassionati ma anche semplici spettatori accomunati dalla passione condivisa senza essere obbligatoriamente dei piloti: amici pronti a ogni “raduno” a raccontarsi le ultime peripezie e le ultime avventure, costruendo un “viaggio” appassionante una favola moderna di amicizia e ardore per la moto. Racconti da cui emergevano e affiorano an cora oggi la bellezza di un mondo in cui si fondono velocità e amore”. Un amore da vivere spesso a contatto con la natura dove, tiene a sottolineare Fulvia Castelli, “la pratica del fuoristrada non è necessariamente in contrasto con gli ambientalisti. Dipende da come viene praticato. Se lo si fa rispettando l’ambiente e seguendo le normative locali non c’è alcun problema. Conosco diversi appassionati che seguono responsabilmente percorsi tracciati e ciò riduce l’impatto ambientale negativo e preserva la bellezza naturale. Parliamo pure di tecnologia, leggi, campagne di sensibilizzazione, ma sottolineiamo innanzitutto che moltissimo dipende dall’individuo che, sempre, può trovare il giusto compromesso, o meglio, il giusto equilibrio tra diverse esigenze. Individuando tutti insieme, condividendole, nuove possibili soluzioni. Per esempio tracciati dedicati ai motociclisti, magari con una scuola didattica per andare in moto che insegni a anche a sensibilizzare la pulizia dei sentieri”. Sentieri nei boschi che fanno immediatamente venire in mente a Fulvia Castelli, motociclista-ambientalista, gli alberi “vittime di un fenomeno allarmante quale è il taglio illegale di legname, problema di portata internazionale nonché la principale causa di deforestazione e dei cambiamenti climatici, in quanto un quarto delle emissioni di gas serra è dovuto alla degradazione di tale ecosistema”. Un allarme per la distruzione delle foreste che, aggiunge, “ha fortemente stimolato la richiesta di una certificazione forestale che si è concretizzata agli inizi degli anni ’90 grazie alla volontà di alcune organizzazioni ambientaliste (Amici della Terra, Greenpeace, WWF) di promuovere uno schema internazionale di controllo del legno per premiare la produzione e il commercio “responsabile” dello stesso”, mentre “solo in seguito si è affermata come strumento di mercato, ad adesione volontaria”. Un tema che, come la moto, appassiona profondamente Fulvia Castelli, pronta ad aggiungere che “le foreste gestite in maniera sostenibile sono quelle in cui vengono adottati rigorosi standard quantificabili e verificabili, basati su requisiti e criteri internazionalmente riconosciuti, approvati con il consenso delle parti interessate e che rappresentano i principi fondamentali della sostenibilità, con il legname proveniente da foreste o piantagioni così certificate che diviene etichettabile con un apposito logo e risulta riconoscibile sul piano commerciale dopo l’abbattimento”. La strada migliore per renderlo “rintracciabile in tutte le fasi delle successive lavorazioni sino al prodotto finito”, ma anche la via che indica chiaramente come possano bastare poche regole chiare e condivise, per trovare una soluzione a ogni problema. Compreso quello dell’utilizzo delle moto fuoristrada nei boschi, sui prati. Perché qualsiasi contrapposizione”, conclude Fulvia Castelli, “può essere sanata, perché ogni cosa che facciamo può essere realizzata danneggiando l’ambiente oppure tutelandolo e consentendo cotemporaneamente a tutti di poter godere delle proprie passioni”. E , mentre pronuncia le parole passione e ambiente, il suo sguardo si sposta in un angolo della scrivania dove fa bella mostra uno dei prodotti realizzati da Icb: un astuccio che ha stampato il marchio FSC “con il nostro numero di catena di custodia a garanzia che l’albero tagliato per estrarne la cellulosa necessaria per la materia prima proviene da foreste controllate e ripopolate, che la materia prima non si frammischia con altre categorie di cartone. A garanzia della tracciabilità e della sostenibilità del prodotto”. Prodotti che l’azienda di Azzano San Paolo vende a numerosi clienti “protagonisti del mondo delle due ruote, compresi alcuni marchi molto noti ”. Persone che lavorano nel settore delle bici e delle moto e che sono attente come poche altre all’ambiente. Persone che comprendono la passione per la moto e la natura perché le hanno provate entrambe….