Amelio Peri, con un segretario come lui in sella all’organizzazione ogni evento motociclistico “vinceva” ancora prima di partire
Lo scandire del tempo, sia della vita del pianeta sia della nostra, tutto è stato preceduto ed…
Lo scandire del tempo, sia della vita del pianeta sia della nostra, tutto è stato preceduto ed è stato datato seguendo o un avvenimento naturale o le gesta di un uomo o il succedersi di fatti che hanno cambiato, in bene o in male, il corso della storia di un popolo e la configurazione geografica di uno stato e addirittura il suo destino. Tutto questo è noto a tutti non ci sorprende ormai più di tanto. Così ciascuno di noi ricorda i momenti salienti della vita con un evento familiare, cittadino o nazionale che ha accompagnato il trascorrere dei suoi anni. Non voglio certo esagerare ma anche nel relativamente piccolo ricordo storico del Moto Club Bergamo ci sono stati due uomini che hanno inciso profondamente sul destino del Club: Amelio Peri e Giamprimo Casari. Io sono abbastanza vecchio per non essere stato più profondamente colpito dalla figura di Peri perché al mio ingresso nel club, come medico sociale, ho trovato appunto lui come segretario. E le prime impressioni restano meglio stagliate nella memoria anche perché io entravo in un mondo per me tutto nuovo e rimasi subito impressionato dall’attività, quasi frenetica, di quell’uomo, non molto ricco di parole, ma di opere. Egli dava un’impronta decisiva, assoluta, al funzionamento del club. Erano gli inizi degli anni cinquanta, non molto distanti dalla fine della guerra, ma lui aveva già intavolato relazioni diplomatiche con stati stranieri, a cominciare dai più difficili: la Polonia per esempio! Egli aveva lanciato un ponte al di sopra della “cortina di ferro” e con il Moto club Zakopane gemellava i popoli italiano e polacco con un Trofeo dedicato al comune eroe Francesco Nullo. Un anno si correva in Polonia e un anno a Bergamo. Parlo ovviamente di gare di Regolarità. Già la Regolarità: una disciplina legata allo spirito dei bergamaschi, la specialità la più umile fra le attività motociclistiche e anche la più dura: ecco perché i bergamaschi! In quel tempo solo alcuni nomi di gente non di Bergamo ma che viveva ai confini della Serenissima (Fornasari, Ventura, Benzoni, Basso per citare qualcuno) facevano parte della schiera di regolaristi; gli altri erano tutti bergamaschi. Il grande merito del club, e perciò di Peri, fu appunto quello di lanciare in Italia la specialità e quindi nel mondo il nome di Bergamo. Peri si trasformava in un gigante, se già non lo era, quando si doveva organizzare una gara e, più ancora naturalmente, se c’era la “Valli”. Mamma mia! Un diluvio, un uragano, un terremoto ma senza rumore: non trascurava nulla. Dal nastro adesivo al poster gigante, dal ragazzino con bandierina per segnalare il percorso, allo striscione enorme che attraversava tutto il Viale Roma o che veniva issato su alla “Fara”. Aveva certamente con se uno staff organizzativo di prim’ordine che preparava i percorsi, i tempi di gara, i rifornimenti, ecc.. Ma tutto faceva capo alle sue mani e da quelle mani usciva poco a poco la grande organizzazione. Speciale riguardo alla stampa: i giornalisti sportivi che andavano per la maggiore venivano tutti invitati dal “Bergamo” e così la manifestazione andava, prima, durante e dopo, anche a due pagine sui quotidiani cittadini e aveva una pagina intera sulla ”Gazzetta”. Questa era la “politica” di Peri: diffondere fuori dalle “mura” la disciplina che appassionava i bergamaschi (e ancor oggi, almeno in parte, li appassiona) cosicché col passare degli anni anche al di là dell’Adda e del Mincio e poi oltre il Po nomi nuovi che, avendo sempre come punto di riferimento il Moto Club Bergamo, si andavano affermando in Italia e quindi all’estero fino a formare, da vent’anni a questa parte, la compagine più forte del mondo con successi individuali e di squadra praticamente ineguagliabile avendo trionfato in Europa, al di là del Pacifico e al di là dell’Atlantico. Ora anche Lui se n’è andato, silenziosamente, quasi dimenticato come succede quasi sempre. Chi muore giace… A me piace immaginarLo, lassù negli spazi infiniti del cielo intento, con Maffettini, Tagli, Carissoni, Luciano Dall’Ara e Daminelli, a organizzare un Trofeo per gli angioletti salvo poi, come d’abitudine, far sparire loro i risultati! Ma a loro, gli angeli, poco importa: sanno già tutto! Questa, in breve, l’era del Bergamo al tempo di Peri: l’uomo e la storia.
Dott. Mario Tremaglia Dall’opuscolo per il “10° Trofeo Gino Reguzzi – Valli Bergamasche Revival” Selvino – 20 e 21 settembre 1997