Aldo Descrovi, il pilota diventato imprenditore per guidare la corsa verso la sicurezza. Testando i più famosi caschi al mondo

Aldo Descrovi, il pilota diventato imprenditore per guidare la corsa verso la sicurezza. Testando i più famosi caschi al mondo

Il papà, avvocato, sognava di vederlo un giorno in studio, al proprio fianco, ma alla fine aveva…

Il papà, avvocato, sognava di vederlo un giorno in studio, al proprio fianco, ma alla fine aveva dovuto arrendersi di fronte all’evidenza: nonostante tutti i suoi tentativi non era riuscito a trasmettergli la passione per i codici, per la toga. In compenso gli aveva trasmesso, fortissima, un’altra sua passione: quella per le moto, che l’aveva visto partecipare a qualche gara negli anni 50 in sella alla sua Morini 175. Una passione che suo figlio avrebbe “sentito accelerare” irresistibilmente quando suo padre, per il suo quattordicesimo compleanno, gli aveva regalato un Morini 50 Scrambler in sella al quale aveva “cominciato a praticare un po ‘di fuoristrada”, come ricorda oggi Aldo Descrovi, “mancato principe del foro” diventato in compenso un “principe dell’imprenditoria in un settore legato a doppio filo con il mondo dei motori: quello della sicurezza, facendo partire, per poi viaggiare a tutta velocità, un’azienda capace di fornire apparecchiature per testare, per esempio, i caschi costruiti dai più importanti marchi del mondo, usati da motociclisti e automobilisti.

I caschi dei campioni di MotoGp e F1 “scendono in pista” solo se hanno superato i suoi test 

Compresi i campionissimi della Moto Gp e della F1. Uno straordinario traguardo raggiunto partendo dal più elementare degli elementi: la passione. In questo caso per le due ruote, appunto. “Passione che a dire la verità, ha rischiato di spegnersi sul nascere”, esordisce sorridendo Aldo Descrovi, oggi alla guida della Gtm& Systems Sa”, vera e propria “fuoriserie” nella progettazione e costruzione di macchine di prova “in vari settori nei quali è necessario provare articoli di sicurezza”, primi fra tutti quello del motociclismo e dell’automobilismo. “Colpa di un po’ di guai fisici che mi avevano costretto ad “accontentarmi” di un motorino Ciao….”. Passione tornata prepotentemente a riaccendersi però una volta guarito, pronto per risalire in sella, questa volta a un Gerosa 50 RG, nuovo regalo del papà che intravvedendo della “stoffa” da pilota non aveva esitato neppure un secondo a incoraggiarlo nel fare fuoristrada un po’ più seriamente, per scoprire se poteva, chissà, avere un futuro agonistico.

Da pilota ha avuto come “insegnanti” del calibro di Gino Perego, Gualgtiero Brissoni, Fausto Oldrati …

Pronto a “spingerlo” in sella e felice nel vederlo partire per allenarsi in compagnia di quel suo amico d’infanzia, Gino Perego, che in sella aveva decisamente una marcia in più e dal quale, ne era sicuro, suo figlio non poteva che imparare. Così come, del resto, non avrebbe potuto che trarre ottimi insegnamenti dai compagni di escursioni di moto alpinismo, come veniva chiamato allora: amici del papà come gli avvocati Tacchini e Adriano Rosa, e poi altri personaggi come Maffettini, Foresti , Rosti e Astori destinati a scrivere bellissime pagine della storia del fuoristrada a Bergamo. E lui, Aldo Descrovi, aveva imparato in fretta. Al punto da fare il suo debutto in gara, nel 1970, su una Hercules 50 nuova di zecca, ennesimo regalo a due ruote del papà. “Capendo però da subito una cosa”, racconta sorridendo il “mancato avvocato che seppe farsi imprenditore” al ricordo di quei primi appuntamenti sotto lo striscione di partenza: “che con al via avversari che si chiamavano Pietro Polini, Gualtiero Brissoni , Fausto Oldrati , Gino Perego, Mauro Miele, Franco Tura , Piero Caccia,  c’era ben poco da fare. Loro erano già quasi dei professionisti, io uno studente del Liceo classico, il “Sarpi”, che doveva dedicare la maggior parte del tempo al latino e al greco. Il meglio che possa fare se corrono loro è arrivare sesto, dicevo a me stesso alla vigilia delle gare”. Un bravo pilota, cosa un po’ diversa da un campione. Ma comunque un pilota degno di nota. E a notarlo era stato uno che di moto e piloti ne sapeva come pochissimi altri: Tullio Masserini che “nel 1973 mi aveva preso nella squadra Junior con la Dkw 50 assieme ad Adriano Rosa e Raffaele Ghilardi “, racconta Aldo Descrovi al quale si illumina lo sguardo al ricordo del “buon esordio a Crema nel regionale ”, per poi spegnersi però alla nuova immagine che riemerge dalla memoria: quella di un “rovinoso salto in discesa nella gara di campionato italiano a Varese, con una caduta costata la rottura scomposta di radio e ulna, “riparate” fortunatamente in sala operatoria”. Al ben conosciuto all epoca ospedale Matteo Rota di Bergamo dove Tullio Masserini “persona meravigliosa”, lo aveva accompagnato appunto da Varese “con la sua Jaguar in tempo record con quarta e overdrive a iosa. Perché allora i limiti di velocità erano solo sulla carta…”. A fermare definitivamente l’attività agonistica non sarebbero state invece altre cadute, ma la “carriera universitaria”con gli esami d’ingegneria al Politecnico di Milano dove si era iscritto dopo “qualche altra gara nel 1973, dopo essermi rimesso dalle fratture, combinando un piccolo disastro alla “Valli” , dove arrivò il solo Brissoni nella categoria 50 cc, ma conquistando anche un successo a Chiavari e un secondo a Cassano”. Oltre a un altro “ostacolo”: “la scelta, nel 1974, di Tullio Masserini di fare un salto di qualità scegliendo piloti semiprofessionisti quasi a tempo pieno”.

… nella carriera da  imprenditore lo hanno “guidato”  maestri come Tino Soliveri e Marcello Puppi

Fine del capitolo agonismo (“seguendo però sempre gli amici della Scuderia Norelli, di cui il papà era diventato anche presidente”) e inizio del capitolo da “lavoro”: prima alla Soliveri trattamenti termici “dove mi occupavo della progettazione di forni e del laboratorio, aiutato e istruito da Nino Soliveri, mio mentore”, poi nel 1977 alla Nolan “dove venni scelto per per occuparmi del laboratorio. “Scelta “costata” la laurea (“dopo tre anni di ingegneria non avevo più tempo per lo studio”), ma rivelatasi uno straordinario trampolino di lancio professionale “cominciando a progettare caschi, tra cui il modello N31 destinato ad avere grande successo, con un’ altra straordinaria “guida”, l’ingegner Marcello Puppi che ha contribuito moltissimo alla mia crescita professionale”. All’ inizio del 1980 l’addio alla Nolan per seguire un’intuizione, “per cominciare a contattare clienti fabbricanti di caschi per fornire loro delle macchine di prova”. Tradotto: la nascita della prima ditta individuale, la Aldo Descrovi Engineering, che consente al neo imprenditore “abbastanza abile nel disegno e nella progettazione” di “eseguire tutti i progetti e far costruire le macchine e gli strumenti da terzi. All’esterno, anche perché all’interno avevo un ufficio di sei metri quadrati”.

Fra i suoi clienti ci sono brand mondiali come Agv, Bieffe,  Boeri, Caberg, Mds, Mpa, Nolan, Vemar…  

 

Progetti evidentemente molto apprezzati dal mercato visto che, continuando a “sfogliare l’album dei ricordi” di Aldo Descrovi si trovano, come clienti, nomi prestigiosi fra la quarantina di fabbricanti di caschi dell’epoca: nomi come Boeri , Agv , Mds, Nolan, Caberg, Bieffe, Vemar , Mpa. Clienti italiani ed europei pronti ad aumentare strada facendo le commesse alle quali si sarebbero affiancate, a metà anni ’90, quelle partite dall’Asia dove “già nel 94 qualche azienda era sorta a Taiwan, spingendomi a a progettare e vendere nuove macchine: cosa che continua tutt’ora con quell’area del mondo diventata addirittura il nostro maggiore mercato”. L’ingresso nel terzo millennio segna un’altra importante svolta nel percorso di crescita: “l’apertura, a Trescore Balneario, della nostra officina, con la ditta individuale diventata Srl e l’avvio della costruzione anche di macchine per le prove ottiche, altro settore che diventerà per noi trainante”. Fino a trainare l’attività sul “tetto del mondo”. “Oggi potrei dire che il 70 per cento dei fabbricanti di caschi mondiali utilizzano le nostre attrezzature di prova: Airoh, Nolan, Agv, Caberg, Arai, Shoei, HJC, Skorpion, Leatt , Strategic, Suomi, Dainese , Shark, Met, Schuberth, Salomon, Atomic , Decathlon Simpson oltre a moltissimi fabbricanti cinesi dai nomi impronunciabili ai quali si aggiungono laboratori ufficiali di prova come Tuv, Bsi, Tass/Siemens, Critt, Snell , Kemti e altri ”. Straordinari traguardi, tagliati da un imprenditore capace di dare vita, nel 2004 anche a un’ altra azienda, la Newton a Mazzo di Rho (“che si occuperà invece di eseguire i test per conto dei fabbricanti di caschi,  società di cui  ho mantenuto la maggioranza e la presidenza fino al 2021, anno in cui ho ceduto le quote a mio cugino”), e perfino di costruire per Newton, con a AD Engineering, una galleria del vento, “esperienza che mi ha poi permesso di fabbricarne altre quattro complete della strumentazione di test”.

L’apertura della nuova azienda a Lugano ha unito la creatività italiana alla precisione svizzera 

E, ancora, a completare il viaggio attraverso quello che rappresenta uno straordinario percorso imprenditoriale, c’è l’apertura nel 2015 in Svizzera, dove intanto Aldo Descrovi ha trasferito la residenza e dove vive tutt’ora, di “un’ attività commerciale, seguita nel 2016 dall’acquisto di un’azienda che nel 2018 si ingrandisce e si trasforma nell’attuale Gtm & Systems Sa”. Con la AD Engineering che intanto, al di qua del confine, “continua la propria attività dopo essersi specializzata nella costruzione di macchine per prove ottiche. Con, tra i propri clienti, il gruppo Essilor/Luxottica, Zeiss Sunlens division, Oakley , Ray-Ban Safilo , gruppo Kering, Certottica. Il tutto senza dimenticare la partenza, nel 2018 , “di una joint venture con una società, la Quantic Innovations, che sviluppa hardware e software: “una collaborazione che ci consente di avere elettronica e software di alto livello, con la possibilità di fornire dei prodotti molto avanzati, assolutamente apprezzati dalla nostra clientela”. E con un cliente che è in attesa di ricevere una “risposta importante” costringendo Aldo Descrovi, rientrato in Italia per ritrovare gli amici della Scuderia Fulvio Norelli in occasione dell’assemblea annuale, ad accelerare i tempi per fare rientro a casa (dove l’attende la moglie “che segue AD Engineering lavorando al mio fianco e soprattutto sopporta qualche volta i miei cambiamenti di umore, mentre nostra figlia che ha 28 anni, è ingegnere e lavora nel settore della AI in UK e vive a Londra, e chissà se mai prenderà in mano la continuazione delle nostre piccole aziende”). Tempo di mettersi al volante ma non prima però di svestire i panni dell’imprenditore per reindossare quelli del “pilota” ricordando il suo ritorno in sella, alle corse, nel 2009 “nel gruppo 5 con la Swm 125, con un po’ di piazzamenti sul podio”, e poi nel 2013, la “fortunosa vittoria”, come si schernisce, “ nel gruppo 5 nella classe X1 con una TM 80 del 1983, preparata in modo magistrale da Marco Moioli”. Un “ritorno di fiamma” per le corse, durato fino al 2017 prima di salutare le gare “dopo qualche altra frattura. Conseguenza del fatto”, conclude Aldo Descrovi non limitandosi a sorridere ma ridendo di gusto questa volta, “che sono un pilota che cade un po’ spesso, anche perché se non cadessi mai vorrebbe dire che non andrei mai al limite. Scherzi a parte, la realtà è che l’età, gli impegni e il poco allenamento non mi permettono di continuare, anche se le gare mi mancano molto. Ma di “highlander” come Alessandro Gritti ne esiste uno soltanto e, ripetendo le parole dell’amico Gino Perego, bisogna arrendersi all‘evidenza dell’età e quello che si è fatto non si può ripetere per sempre. Il nostro problema è che il cervello è rimasto competitivo, il resto no”.

Da bambino costruiva i giochi Lego,  da grande ha costruito oltre 300 W”macchine” vendute in più di 30 Paesi

Fine dell’ “arringa” del “mancato avvocato che volle farsi imprenditore”, destino che aveva nel Dna e apparso chiaro fin da bambino quando i suoi giochi preferiti “erano il Meccano e i Lego, la bicicletta, i modellini di automobili. E forse sono stati proprio quei giochi a spingermi a intraprendere una certa strada che non era poi quella voluta dal papà avvocato …..”. Lasciando forse qualche imputato senza la sua difesa, ma garantendo di certo la miglior difesa a milioni di appassionati che vanno in moto e in auto, guidando a 71 anni, da campionissimo, l’azienda che ha fondato nel 2015 in Svizzera, vera e propria sintesi di 40 anni di esperienza nella creazione di macchine speciali per testare i dispositivi di protezione individuale. A partire dai caschi che, da pilota, ha sempre indossato e che oggi, dopo aver superato i severissimi test effettuati nei suoi laboratori a Bioggio, vicino a Lugano, vengono indossati dai più grandi campioni dell’automobilismo e del motociclismo. Oltre che da un esercito di appassionati di altri sport in cui serve una protezione del capo, dallo sci, alla bicicletta, al kayak, passando per gli sport equestri e la scalata alpina. Mettendo la “garanzia” di qualità assoluta, “garantita” da un gruppo diventato leader mondiale nel settore delle apparecchiature di prova per la sicurezza passiva (con oltre 300 macchine diverse prodotte e con 30 Paesi serviti in tutto il mondo) anche su caschi da lavoro, protettori per il corpo (dalla schiena al petto, alle spalle, ai gomiti e alle ginocchia), accessori per praticare le arti marziali  o il football americano, il baseball… Con un elenco che potrebbe proseguire ancora a lungo. Come è stato possibile tutto questo? “Semplice: unendo alla perfezione della creatività italiana, al suo impareggiabile stile e design, la precisione della tecnologia svizzera…”.

 

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